Dopo un lungo periodo di silenzio il presidente dei Democratici di sinistra torna sulla scena politica e parla a tutto campo dei programmi del suo partito e della coalizione di Centrosinistra. Senza dimenticare temi delicati e cruciali come aborto, eutanasia e parità scolastica. E ai cattolici manda a dire...
Sostiene l’ex capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, che ha gestito le crisi di Governo fra le più complicate e controverse della storia repubblicana, che Massimo D’Alema «fece tutto il possibile, e anche di più, per evitare la fine del Governo presieduto da Romano Prodi».
Quando Scalfaro racconta quelle vicende agli amici, rievoca sempre un passaggio curioso: nel bel mezzo della crisi l’onorevole D’Alema entrò nella studio del Quirinale senza essere stato minimamente annunciato e senza bussare. «Presidente, questi sono tutti matti», disse con aria non propriamente allegra l’allora segretario dei Democratici di sinistra, «vogliono che prenda io la guida del Governo».
La ricostruzione della fine del Governo Prodi e la nascita del Gabinetto D’Alema continuano ad agitare i sonni del Centrosinistra: pare vada a ruba fra i militanti della sinistra un libro di Claudio Petruccioli, uno dei più accaniti avversari interni dell’ex premier, che ricostruisce quella vicenda in chiave antidalemiana. E non è il solo: è stato appena dato alle stampe un’altra ricostruzione di quell’ottobre, questa volta del senatore di Rifondazione comunista Fausto Marchetti che, ovviamente, attribuisce a Rifondazione, che allora fece mancare l’appoggio elettorale alla coalizione presieduta da Prodi, e naturalmente al segretario Fausto Bertinotti, il pieno merito di quell’operazione.
La vicenda, come è noto, ha procurato a D’Alema la fama di antipatico e cattivo, e ogni volta che al Centrosinistra qualcosa va storto, la colpa è sempre del leader diessino. Vera la ricostruzione di Scalfaro? «Vera, andò così», dice divertito un Massimo D’Alema del tutto combattivo in questa intervista con Famiglia Cristiana, «ma tant’è. Devo dire che in un’epoca nella quale la fiducia nelle persone conta, demolire i leader del proprio schieramento non è neanche divertente. Ma è alle elezioni che dobbiamo pensare. E dunque scurdammoce o’ passato. Ma scordiamocelo tutti».
Forse i suoi amici popolari non riescono a dimenticare che al Quirinale ci poteva essere uno di loro...
«Ciampi lo volevano l’opinione pubblica e il Parlamento. Alla fine tutte le forze politiche ne presero atto, votandolo con convinzione».
Tuttavia l’effetto è che il Centrosinistra è più occupato a leccarsi le ferite che a vincere.
«Il Centrosinistra sta molto meglio adesso che nel 1996, quando gli avversari ebbero molti più voti di noi, ma persero nei collegi. Se Bossi e Berlusconi si fossero presentati insieme cinque anni fa, avrebbero raccolto almeno il 53% dei voti; oggi non supererebbero il 46-47%. Questa teoria del Centrosinistra, o di alcune parti del Centrosinistra impegnate a perdere, fa parte dello stupidario apocalittico. Possiamo vincere, perché le nostre condizioni di partenza sono assai migliori del ’96».
Quali sono le armi in grado di rimontare i pronostici?
«Abbiamo governato bene. I risultati brillanti di questi cinque anni portano la firma di Prodi, D’Alema e Amato, che al di là degli elementi caratteriali, hanno governato con continuità ed efficacia. Il Centrosinistra ha l’unica classe dirigente credibile per l’Italia. Certo dobbiamo alzare il livello di coesione fra di noi. L’alleanza con la Lega rafforza il Centrodestra, ma li fa perdere in credibilità, tant’è vero che i sondaggi li danno molto al di sotto della loro forza teorica. È nei collegi che noi possiamo vincere, come nel ’96».
Vuole dire che i vostri candidati sono più credibili?
«È più credibile la nostra proposta politica e i nostri candidati possono raccogliere più voti personali di quanti ne avranno i partiti del Centrosinistra; sono più rassicuranti».
Però gli elettori del Nord sono assai poco rassicurati ultimamente, soprattutto su temi come sicurezza e immigrazione.
«La criminalità diffusa genera reati meno gravi della criminalità organizzata, ma maggiore insicurezza. La strage di mafia è certo più grave di uno scippo. Ma quella sta laggiù, riguarda "loro", mentre lo scippo mette in allarme un intero condominio. Ma io contesto questa teoria per la quale questa destra rozza e con tratti illiberali è più attrezzata a fronteggiare questi fenomeni. L’effetto di richiamo generato dalla preoccupazione per "questa destra" evocata da voci autorevoli "fuori campo" come Indro Montanelli ed Enzo Biagi ha fatto riflettere soprattutto i moderati. Ora è il momento di piazzare la proposta per il futuro del Paese».
Un futuro nel quale lei e Amato attrezzerete una riedizione del socialismo della libertà.
«Non ironizzi. Il Centrosinistra una riflessione sui valori la fa, mentre la destra incarna valori basati sul denaro, il successo, il carrierismo. Non lo sente quello che dice la gente di Berlusconi? Lo voto perché è diventato ricco, ha tutto, se vince magari avremo qualcosa anche noi. Berlusconi è l’incarnazione di questo mondo basato sull’individualismo. È ovvio che l’emergenza valori non riguarda solo la politica, ma anche e soprattutto la società. Io credo che sia molto importante riaprire un confronto fra l’etica religiosa e un’etica laica delle responsabilità. L’idea di una parte del mondo cattolico che l’unica risorsa di valori per il Paese sia nel mondo cattolico è sbagliata e pericolosa, oltre che minoritaria. È un errore del mondo cattolico considerare che il brodo di coltura dell’individualismo e della violenza sia in quell’etica della responsabilità e della libertà. È la rinuncia alla responsabilità che genera il lassismo, la degenerazione dei valori. È in chi pensa di proibire la droga e non si preoccupa di parlare con i propri figli. Proibire non cambia nulla».
Crede che i cattolici democratici vogliano morire socialisti?
«In Europa la casa riformista è quella dei partiti socialdemocratici. L’Italia ha vissuto per 50 anni una condizione anomala. Deve diventare un Paese normale? Bene, la sinistra italiana si trova nella casa del socialismo europeo. Che poi questa sinistra si voglia confrontare con i democratici americani o con altri è normale, perché l’orizzonte riformista va oltre la tradizione del socialismo».
Ma c’è un problema della sinistra italiana o no?
«Guardi, io sono da tempo convinto che l’identità della sinistra italiana è il socialismo democratico inteso come movimento storico, sistema di valori, lotta contro le diseguaglianze».
E il partito unico dei riformatori? L’Ulivo?
«Vogliamo costruire un partito unico del riformismo? Benissimo, ma io dico che se si fa, questo partito deve appartenere alla famiglia del socialismo europeo. Se i cattolici democratici, ma anche i laici democratici non vogliono essere assorbiti, allora bisognerà sempre pensare a una coalizione, a un’alleanza plurale. Non si può pretendere che la sinistra evapori».
Guardiamo ai problemi. Fu lei su questo giornale a svelenire il dibattito sull’aborto invocando la libertà di coscienza contro la disciplina di partito. La vita, la bioetica, l’ingegneria genetica saranno elementi di contraddizione della politica di domani. Vale sempre il metodo della libertà di coscienza?
«I grandi temi etici debbono attraversare la politica in modo da promuovere dialogo e soluzioni segnate dalla coscienza, non dai partiti. Noi abbiamo bisogno di una politica per sostenere e promuovere la vita e il Centrosinistra l’ha fatto come mai nella storia italiana. Non ho cambiato idea, insisto per una politica di incoraggiamento alla vita che è un grande valore, soprattutto ora che stiamo diventando un Paese più vecchio, ricco ed egoista. Credo di più all’etica della promozione, della speranza, che non alla proibizione. Difendo la 194, perché non è la proibizione, ma non difendo l’aborto come un valore, perché non lo è. La vita è il valore e la dobbiamo promuovere sul terreno della speranza».
L’Olanda ha autorizzato l’eutanasia, che ne pensa?
«Mio padre è morto dopo una malattia dolorosa. Finché è stato in condizione di combattere per la vita lo ha fatto. Poi, a un certo punto, mi disse di lasciarlo morire in pace. Non sono favorevole a una legge che autorizza la soppressione della vita, mentre bisogna combattere il dolore».
Qual è il terreno più corretto?
«La destra civetta con il mondo cattolico sul piano dell’etica o di una certa visione etica, mentre la sinistra pone il tema delle politiche pubbliche e cioè della solidarietà. Il nostro approccio è più sano».
Anche sulla scuola?
«Il Centrosinistra ha introdotto il principio della parità, facendo quello che la Dc non era stata capace di fare in cinquant’anni. Poi si dice: non basta, si insiste sul bonus. Ma il principio del bonus è pericolosissimo anche dal punto di vista del mondo cattolico, perché oggi nella scuola la presenza cattolica è significativa, importante, prevista dagli accordi per l’insegnamento della religione. Il giorno in cui in questo Paese subentra il principio che ognuno può farsi la sua scuola (perché ogni famiglia decide con il bonus dove collocare il credito formativo) cosa impedisce di fare la scuola buddhista, quella musulmana, quella laica o che? In questo modo l’influenza dei cattolici diminuisce e noi siamo meno comunità. La Chiesa italiana davvero vuole la "balcanizzazione" della scuola? Trovo inquietante tutto questo, soprattutto se penso al patrimonio di valori del mondo cattolico che è, e resta, un fattore coesivo dell’unità nazionale. Di questo passo la presenza dei cattolici diventerà la minoranza più grande del Paese».