di GIANNI GIOVANNETTI - Il Messaggero
GALLIPOLI— «Sarà una notte emozionante». Quella tra domenica e lunedì, quando si apriranno le urne e Massimo D’Alema, qui da Gallipoli, seguirà l’inesorabile rosario dei numeri degli exit-poll, poi delle proiezioni, infine dei risultati veri e propri: «Sono tranquillo, c’è stata una buona rimonta dell’Ulivo sul Polo, e poi qui nel Salento avremo la rappresentazione simbolica di quello che accadrà nel Paese». Dunque un auspicio di vittoria, perchè qui D’Alema è certo di vincere sull’antagonista Alfredo Mantovano. Ma è cauto l’ex presidente del Consiglio, molto di più di quanto non seppe esserlo esattamente un anno fa, nell’immediata vigilia del voto delle regionali quando, sempre da Gallipoli, pronosticò un successo che per il centrosinistra invece non arrivò. «Sono fiducioso» ripete D’Alema. Forse avverte che il vento che arriva dal mare gallipolino finalmente oggi gonfia le sue vele, dopo una partenza incerta e fiacca. E lo riconosce che così è stato.
Già, l’aria sembra cambiata. Prima Eugenio Filograna, poi Vincenzo Barba. Fino a ieri era un sussurro, adesso un tuono. Questi due pezzi da 90 dell’imprenditoria salentina, ma anche pugliese e nazionale, oggi escono allo scoperto e fanno sapere che il loro voto per Massimo D’Alema è garantito. Mancano poche ore all’apertura dei seggi e fa rumore questa notizia nel collegio di Gallipoli-Casarano. Un rumore che va di traverso all’onorevole Mantovano e agli uomini del suo comitato, che fino all’ultimo le hanno tentate tutte per scongiurare ciò che invece è avvenuto.
Il rumore è tanto più assordante se si considera il ruolo e la posizione dei due dichiaranti: Filograna è il patròn della Postalmarket, un impero per corrispondenza, ma è anche egli stesso candidato al Senato nel medesimo collegio di D’Alema, in una lista fai-da-te che ha buone chanche di riuscita contro Ulivo e Polo. L’altro, Vincenzo Barba, è il primo contribuente della provincia di Lecce, imprenditore solidissimo nel campo dei petrolii e dei carburanti, fino a due giorni prima della presentazione delle liste candidato fuoriclasse della Casa delle Libertà alla poltrona di sindaco di Gallipoli. «Io però avevo posto una condizione — racconta Barba —, quella di non essere in concorrenza con altri. Il Polo me l’aveva assicurata, ma poi se l’è dimenticata». E così Barba ha ritirato la sua candidatura che per un breve periodo ha viaggiato a braccetto, d’amore e d’accordo, con quella dell’on. Mantovano: «E lui mi cercava e mi corteggiava, sapendo che io nel ’96 avevo dato la mia fiducia all’onorevole D’Alema». Già, una passione al di là e al di sopra delle ideologie, che oggi si rinnova. «Alla fine m’è bastata quella vicinanza iniziale con il candidato del Polo — riprende Barba —, per scoprire l’enorme differenza di spessore politico e di capacità umane a vantaggio di D’Alema». Dunque l’imprenditore Barba al Senato e alle comunali voterà e farà votare per il centrodestra, ma alla Camera «mi impegnerò totalmente per l’affermazione del presidente D’Alema. Quel Mantovano — conclude — brandisce la clava del suo essere magistrato invece di fare politica». Magistrato e fervente anticomunista. A tal punto che un funzionario del Comune racconta che l’onorevole di An, qualche giorno fa in visita al palazzo di città, avrebbe garantito che «il comune di Gallipoli è un covo di comunisti e, in quanto tale, va raso al suolo e cosparso di sale»...
D’Alema ieri, prima al Raggio verde di Santoro e poi nel comizio conclusivo di Gallipoli, è tornato sull’aggressività della propaganda della destra e poi su un tema che gli è caro: il Mezzogiorno "tradito". «Nessun leader del Polo è candidato nel Sud — afferma D’Alema —, qui sono venuti con gli elicotteri per fare una campagna distruttiva... Il governo poi che si sposta ad Arcore, viene avvertito come un abbandono e l’alleanza Bossi-Berlusconi come un asse politico che taglia fuori il Mezzogiorno». Il Nord comanda e il Sud viene affidato a un sistema di potere clientelare: «Ci sarà una maggioranza che difenderà il Mezzogiorno? Io spero di si e per questo mi batto».