Caro direttore,
mi scusi se approfitto della sua ospitalità per un chiarimento che ritengo necessario fare quanto meno perché resti agli atti. E dato che tengo molto al suo giornale e ai lettori del suo giornale, vorrei che almeno loro sapessero con chiarezza come stanno le cose. Non ho mai avuto un rapporto di frequentazione o di amicizia con Giampaolo Tarantini. L'affermazione riportata da qualche giornale «a vent'anni andavo in barca con D’Alema appare ridicola e tende ad accreditare una relazione che non c'è mai stata. È noto, infatti, che tutto si riduce all'episodio già acclarato per cui incontrai a Ponza un imprenditore barese che aveva, tra i suoi vari ospiti a bordo, anche il Tarantini. Una vicenda del tutto casuale, che è stata già da me ampiamente chiarita. È sconcertante il fatto che il Tarantini abbia cercato in diverse
occasioni di accreditare una qualche amicizia o frequentazione tra di noi, come quando, interrogato dai magistrati, se ne uscì con l'esilarante affermazione: «Credo di aver fatto una gita a New York con D’Alema». Sarebbe forse bastato domandargli «quando?» per accertare che si trattava di una clamorosa bugia. Spero che le indagini in corso aiutino a capire se queste affermazioni del Tarantini sono soltanto millanterie che egli ha escogitato per darsi importanza oppure se si tratta di cose che egli diceva per compiacere i suoi sponsor. Attendo con serenità e fiducia che si faccia chiarezza.