Il mondo in cui i Servizi di sicurezza si trovano a operare è in continua trasformazione e pone sfide sempre nuove. Per quanto riguarda la nostra intelligence, è la legge 124/2007 a gettare le basi per una riforma profonda, strutturale e organizzativa, alla cui attuazione ha concorso anche l’attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), per i profili di propria competenza. Oltre a ciò, si è reso indispensabile avviare un’opera di ricostruzione di una nuova mentalità, sia all’interno degli apparati sia nel rapporto con il sistema politico nel suo complesso, ancora influenzata dai retaggi del passato.
Nuovo contesto
Fino alla caduta del muro di Berlino, infatti, gli apparati di sicurezza erano principalmente impiegati, nell’ambito di un dispositivo più ampio, a difesa del blocco di appartenenza, in uno scenario in cui erano ben chiari i confini da cui proveniva la minaccia principale. Oggi, invece, gli organismi di intelligence si trovano a dover fronteggiare diversi rischi, anche non statuali, rispetto ai quali è necessaria una loro specifica flessibilità.
D’altronde la fine della Guerra Fredda ha rappresentato una netta rottura del vecchio ordine mondiale: si è passati da un bipolarismo “statico” in cui Usa e Urss si contendevano lo spazio globale principalmente sul piano militare, a uno scenario internazionale profondamente mutato dalla globalizzazione economica, dall’emergere di nuove potenze che hanno messo a soqquadro il sistema di alleanze tradizionali e dall’irrompere del fenomeno del terrorismo che, dopo l’11 settembre, ha assunto dimensioni e forme mai conosciute prima.
Naturalmente, il rinnovato contesto geopolitico e la tumultuosa trasformazione degli equilibri mondiali hanno richiesto una profonda riforma e continuano a sollecitare l’adattamento delle strutture di intelligence di tutti i Paesi, alle prese con nuove opportunità e nuove minacce.
Minacce asimmetriche
In particolare, ciò è reso indispensabile per fronteggiare la minaccia del terrorismo internazionale, che deriva da movimenti di tipo estremistico, fondamentalistico, a base religiosa e rappresenta una minaccia asimmetrica. Un pericolo che in passato era percepito per lo più come esterno all’Occidente, ma che, viceversa, è diventato interno nella misura in cui queste posizioni hanno finito per attrarre e coinvolgere persone che vivono nei nostri paesi.
In questo senso, Internet, per fare un esempio, è diventato uno degli strumenti maggiormente utilizzati dalle più pericolose organizzazioni terroristiche di matrice jihadista con l’obiettivo di diffondere il proprio messaggio e reclutare nuovi affiliati.
Più in generale, dalla proiezione della potenza nello spazio terrestre da parte degli attori internazionali, statali e non, si assiste ad una progressiva proiezione cibernetica, che rappresenta un nuovo fronte di pericoli informatici e telematici per la sicurezza collettiva e per quella delle imprese strategiche.
Un campo che investe direttamente l’azione dei Servizi preposti alla loro difesa. Il Copasir, a tal proposito, ha inteso approfondire, nell’ambito della propria attività, i rischi collegati al cybercrime e agli attacchi informatici che possono minare la sicurezza della Repubblica, monitorando il graduale rafforzamento delle misure preventive e di difesa da parte della nostra intelligence.
Se la lotta al terrorismo internazionale configura un chiaro sistema di alleanze, con scambio di informazioni e stretta collaborazione tra i diversi soggetti, la protezione degli interessi nazionali, nel mondo della competizione economica, configura un’articolazione diversa, in cui paesi alleati sono portatori di interessi divergenti.
Interessi strategici
È in questo quadro che si inseriscono le nuove funzioni fondamentali di protezione degli interessi economici, scientifici e industriali nazionali proprie dei Servizi di informazione, di cui, non a caso, tratta specificatamente la legge 124.
Nell’ambito dell’intelligence economica, i Servizi sono dunque chiamati a difendere le grandi imprese di rilevanza strategica e il patrimonio tecnologico e scientifico del Paese. Si tratta evidentemente di un settore molto delicato nel quale convergono interessi privati e pubblici. Per questo è richiesta una forte responsabilità politica, che si esercita su due piani: da una parte quello del governo, che tramite il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, individua le priorità di azione dei Servizi in funzione degli interessi nazionali meritevoli di tutela; dall’altra quello parlamentare, che attraverso il Copasir vigila sulla legittimità dell’operato dei Servizi segreti.
In questo ambito è compresa la dimensione finanziaria ed economica della sicurezza nazionale del Paese. In una fase congiunturale caratterizzata da una profonda crisi internazionale come quella che stiamo vivendo, si rende necessaria una riflessione sul ruolo che deve essere affidato all’intelligence al fine di tutelare il sistema economico nazionale da possibili azioni speculative che, attentando all’immagine finanziaria del Paese, abbiano il fine ultimo di danneggiare uno Stato sul piano della sua affidabilità e credibilità, aumentandone in maniera fraudolenta il rischio di fallimento.
I Servizi sono chiamati a proteggere il settore energetico, le imprese che si occupano di approvvigionamento e le relative infrastrutture: la sicurezza energetica coincide con la sicurezza nazionale, soprattutto in un Paese come l’Italia che per l’85% del proprio fabbisogno dipende dall’estero. Il Copasir, in materia di sicurezza energetica, sta svolgendo un’analisi approfondita sia in relazione ai nuovi scenari geopolitici internazionali, sia ai mercati delle commodities, fornendo un contributo propositivo importante per lo sviluppo di una tematica che si è rivelata particolarmente stringente visti i cambiamenti in corso nelle regioni che si affacciano sul Mediterraneo.
Trasparenza e garanzie
Ho qui indicato alcune nuove missioni rispetto alle quali sono necessarie nuove competenze. A tutto ciò è rivolta l’azione riformatrice dei Servizi segreti in Italia rispetto alla quale il Copasir svolge un’importante opera di sollecitazione nei confronti del governo e del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, che ha avviato un turnover del personale al fine di acquisire professionalità all’altezza delle sfide, soprattutto nel campo dell’informatica e dell’analisi economico-finanziaria.
In conclusione, un’ultima considerazione: con l’accentramento della responsabilità politica in materia di sicurezza nazionale in capo al presidente del Consiglio e con l’aumentare delle funzioni demandate all’intelligence diventa attuale, a mio parere, il problema di dotare il Parlamento di maggiori garanzie. Penso a un organismo più ristretto, sul modello di quello americano, con poteri di controllo più penetranti e che si ispiri ad una politica bipartisan della sicurezza. È evidente, infatti, che tale meccanismo, in un sistema di alternanza di governo, darebbe maggiori garanzie agli stessi operatori di agire in un quadro di certezza e responsabilità condivisa.