"Io penso che la ‘Belt and Road’, la Nuova via della Seta, è una grande opportunità. Si tratta di un programma di investimenti, di un programma di sviluppo dell’interconnettività, materiale cioè sul trasporto di merci, ma anche sul piano culturale dei rapporti politici. Naturalmente ci si confronta con una grande potenza, che persegue anche i suoi interessi. I cinesi non vanno in giro per il mondo a fare beneficenza. Il problema è se ci si misura con una politica intelligente, capace di cogliere le opportunità e in grado anche di respingere, se vi fossero, delle pretese egemoniche. Ma mi pare un argomento di discussione abbastanza sciocco. L’Europa è perfettamente in grado di confrontarsi con la Cina da pari a pari e di trarre vantaggio dallo sviluppo di queste relazioni".
"Ho trovato questo dibattito sulla Cina abbastanza provinciale. Non so che necessità ci fosse di firmare un memorandum. Ci sono paesi europei che non hanno firmato nessun memorandum e che hanno relazioni con la Cina che sono cinque o sei volte superiori a quelle che ha l'Italia. Ho l'impressione che il governo, anche per una certa inesperienza, è caduto in una trappola: dare una grande evidenza a poca sostanza, molta pubblicità, finendo per suscitare polemiche abbastanza inutili".
"Si tratta di favorire investimenti cinesi in Italia, si tratta di proporre L'Italia come possibile approdo di un flusso di merci, che si valuta che nei prossimi anni crescerà di 10 volte e che naturalmente tutti i porti europei si litigano, quindi non vedo perché anche noi non dobbiamo partecipare a una competizione di questo genere. E si tratta di favorire naturalmente le esportazioni italiane in Cina, gli investimenti italiani in Cina, ottenendo delle determinate garanzie. La parola d'ordine chiave di queste relazioni è 'reciprocità'. L'Unione europea ha premuto per ottenere questa reciprocità, ci sono dei passi in avanti. Colpisce, per esempio, che in questo dibattito pubblico italiano nessuna parli della vera notizia, cioè del fatto che i cinesi in questi giorni hanno approvato una nuova legge sulla protezione degli investimenti stranieri in Cina che contiene diversi passi in avanti positivi e in parte questi erano stati chiesti proprio dall'Unione europea".