Sostiene Massimo D’Alema: “Nel centrosinistra c’è chi pensa che i voti del M5S in crisi possano essere assorbiti dal Pd, da un lato, e dalla Lega dall’altro. Ma io non credo realizzabile questa ipotesi, basata su una visione troppo semplicistica della realtà. L’Emilia-Romagna non è l’Italia, diciamo. Il Pd da solo contro tutti farebbe nascere solamente un bipolarismo zoppo”.
L’ex presidente del Consiglio, oggi “semplice militante” della sinistra, accetta di parlare a due giorni dal voto che ha premiato Stefano Bonaccini nell’antica roccaforte rossa d’Italia. E la questione che più lo preoccupa è il futuro dei Cinque Stelle, che vivono una drammatica fase di transizione.
L’Emilia non è l’Italia, lei dice.
Diciamo le cose come stanno: dobbiamo abituarci a misurare i risultati elettorali in rapporto all’offerta politica. È una lettura che non mi piace ma è la chiave della mobilità del voto di oggi. E l’offerta dei 5Stelle in Emilia-Romagna è stata nulla, puramente testimoniale.
Dopo l’esperimento civico in Umbria col Pd, i 5S si sono lacerati sulla prospettiva delle alleanze, in questo caso con il centrosinistra. E adesso hanno il bivio decisivo degli Stati generali di marzo.
Dovrebbero riflettere sul fatto che gli schieramenti ideologici esistono e sono legittimi e che la loro analisi sovrastrutturale è fragile
Hanno preso però il 32 per cento alle Politiche 2018 in questo modo.
L’idea vincente della crisi del vecchio bipolarismo è stato un fatto congiunturale. Ha funzionato fin tanto che a rappresentarlo c’erano Renzi e Berlusconi. Ma oggi Salvini ha rilanciato su basi nuove e preoccupanti la destra e intorno al PD si sta ricostruendo un polo progressista. La mia convinzione è che la distinzione destra sinistra sia più che mai vitale, non più soltanto come la intendeva Noberto Bobbio, ma anche come battaglia per un nuovo tipo di sviluppo ecosostenibile e per una società più umana. Uno vede Trump e capisce cos’è la destra oggi nel mondo.
Trump contro Greta.
È la destra che nega persino l’esistenza del cambiamento climatico, che alimenta la paura, il nazionalismo, l’etnocentrismo, il razzismo.
Il M5S ha governato con questa destra.
Sì, ma dovrebbero cercare di capire perché quel governo è caduto. A mio giudizio perché è emersa una sostanziale incompatibilità e non per un capriccio estivo di Salvini. È stata un??esperienza che ha aperto una ferita nel loro elettorato.
Ferita per certi versi ancora aperta.
Non hanno mai fatto un’analisi approfondita della crisi gialloverde. La sfida per la classe dirigente del Movimento è quella di collocarlo nel nuovo scenario senza disperdere la carica innovativa che ha saputo portare nel panorama politico italiano.
Il premier Conte ha invocato un fronte contro le destre.
Conte mi sembra il più lucido perché vede e sente questa prospettiva destra-sinistra.
In ogni caso lei non dà i grillini per morti.
Non sarebbe un fatto positivo la scomparsa dei 5stelle . Ma dalla crisi possono uscire soltanto attraverso una coraggiosa operazione culturale e politica.
Un populismo riformista e gentile.
Il successo elettorale dei 5Stelle è nato da un messaggio contro i privilegi e di solidarietà verso i più poveri. È un messaggio9 che può trovare la sua naturale collocazione a sinistra. Certo che i privilegi da combattere vanno al di là del ceto politico.
Perché il Pd non può riassorbire questi voti?
Io sono fiducioso nella possibilità di rifondare il campo progressista e guardo con interesse al dibattito in corso sulla proposta di Zingaretti sul partito nuovo. È di ieri il contributo importante di Roberto Speranza che condivido. Ma c’è un pezzo di popolo –soprattutto nel Mezzogiorno – che ha trovato nei 5Stelle la risposta al suo disagio e alla sua volontà di cambiare. Se il Movimento cade, questa spinta rischia di spegnersi.
Lei dimentica le Sardine, l’ultima grande novità.
No, non la dimentico. Le Sardine hanno dato un contributo fondamentale riportando al voto un elettorato deluso dalla sinistra.
In Emilia sono state decisive.
Sì, hanno portato il confronto con la destra sul piano dei valori. Il buongoverno non basta per vincere, occorre anche una forte motivazione ideale.
La paura di Salvini.
Il leader leghista è portatore di un messaggio ideologico forte, che evoca la percezione di un pericolo. Io non penso che stia tornando il fascismo, né che la Lega sia fascista ma in Salvini emergono tratti di una cultura ed un comportamento neofascista. Questo è altro rispetto alla tradizione leghista e ha introdotto una carica di violenza nella società italiana.
In tutto questo Zingaretti vuole costruire il partito nuovo.
Sinora ha retto bene e quando ha detto ai 5S che si governa da alleati ha detto una cosa naturale. Ora ha dimostrato coraggio ad aprire una nuova fase di apertura.
Insomma c’è da costruire una’alleanza.
Sì, questa è la prospettiva, non la liquidazione dei 5Stelle. Una alleanza tra il centrosinistra e il M5S. Non c’è alternativa, altrimenti si consegna il Paese a Salvini.
Per il momento l’unica certezza è il governo Conte.
Il governo ha fatto delle cose utili e difficili ma se non offre l’immagine di un progetto politico condiviso finisce per non riuscire a comunicare neppure le cose buone che fa.