Presidente
D’Alema, la procura di Napoli ha aperto un’indagine su Emanuele Caruso e
Francesco Amato, con cui lei aveva parlato nell’ambito dei contatti con la
Colombia per una possibile fornitura italiana di armi e non solo.
Sì
ma non c’entra nulla con la storia della Colombia. L’Assemblea del Mediterraneo
ha denunciato questi due consiglieri del ministero degli Esteri di Bogotà
perché avrebbero dichiarato di essere suoi membri senza esserlo.
Teme
di essere indagato?
E
perché? Non ho fatto nulla di illecito o poco trasparente. Sono anzi tra quelli
che hanno più interesse a fare chiarezza su tutti i punti oscuri di questa
storia, come la registrazione illegale.
Della
sua conversazione con Edgar Fierro, ex paramilitare condannato a 40 anni e poi
graziato.
Non
ho controllato il curriculum del mio interlocutore. Mi hanno detto che era un
senatore.
Se
avesse saputo chi era, gli avrebbe parlato lo stesso?
Direi
di no.
Non
pensa sia stata quantomeno una leggerezza non aver controllato neanche su
internet?
Lo
è stata. Non c’è dubbio che in questa vicenda ho peccato di mancanza di
cautela. Le imprese italiane, invece, hanno agito in modo assolutamente corretto
e prudente.
Com’è
finito dentro questa storia?
Si
è presentato da me un imprenditore salentino che conoscevo da anni, Giancarlo
Mazzotta. Mi dice che conosce due consiglieri del ministero degli Esteri di
Bogotà che potevano dare una mano a promuovere attività italiane in
Colombia.
Si
riferiscono a forniture militari?
Anche,
perché c’era stato un provvedimento del loro Parlamento in questo senso. Ma non
solo, pure a interventi su energia e infrastrutture.
Perché
Mazzotta viene da lei?
Perché
faccio questo lavoro.
Il
lobbista?
No.
Faccio consulenza e assistenza a imprese italiane per investimenti all’estero,
che a volte prevede l’avere rapporti con i governi. Scusi, che cosa vuol dire
lobbista?
Più
o meno questo. Consulenza, assistenza…
Questo
tipo di attività viene svolta nel mondo da numerosi ex esponenti politici che
di solito vengono ringraziati, non fucilati alle spalle.
Come
Schroeder, Renzi…
<Renzi
è attualmente senatore, io non sono parlamentare dal 2013. Schroeder lavora per
una società russa, io per aziende del mio Paese. Non è la stessa cosa>.
Lei
collabora con Ernst&Young?
Sì.
Ma Ernst&Young in questo caso non c’entra nulla.
Una
volta che le prospettano queste opportunità, lei che cosa fa?
Informo
i vertici di Leonardo e Fincantieri. Ho visto che ora parlano di questi due
consiglieri come di truffatori; non lo so, ma devo dire che la società italiane
hanno ricevuto inviti ufficiali e fatto incontri istituzionali.
La
sua era una mediazione?
Io
non ho fatto nulla. Ho messo in contatto i soggetti e sono rimasto a casa. Chi
è andato in Colomba ha svolto un’attività di promozione. E, una volta che la
Colombia avesse deciso di procedere agli acquisti, magari si sarebbe trovato in
una posizione più vantaggiosa.
Accordi
di questo tipo non li fanno i governi? C’era bisogno di una trattativa doppia,
onerosa?
Le
ripeto che non c’è stata alcuna trattativa, né doppia né singola! Siccome
vengono tutti descritti come miei emissari, le ricordo che i due protagonisti
erano consiglieri del ministero degli Esteri della Colombia; e che Mazzotta non
è stato “mandato” lì da me ma invitato dal ministero di cui sopra. Io l’ho solo
sollecitato a informare l’ambasciatore italiano per un’ovvia ragione di
trasparenza.
E
il governo italiano era all’oscuro?
Normalmente
gli ambasciatori informano i governi. E quando l’ambasciatrice della Colombia
mi disse che la faccenda era seguita dal sottosegretario Mulè, su mia preghiera
Mazzotta si recò a informarlo. E mi riportò che lui gli aveva detto “andate
avanti”. Non ho ragione di dubitare di questa versione.
Lei
parla al telefono di 80 milioni di provvigione. A chi sarebbero andati?
Io
ho fatto una stima sommaria di quello che poteva valere – in termini di
consulenza, promozione commerciale e assistenza legale – una massa di
investimenti come quella di cui si parlava. Parliamo di un lavoro che può
durare otto anni, non il tempo di una firma. Quindi penso che una parte sarebbe
andata a Robert Allen law, che avevo segnalato per l’assistenza legale e di
promozione; mentre i colombiani sollecitavano una partnership loro, com’era
giusto che fosse.
Perché
proprio Robert Allen law?
È
una società prestigiosa, con legami in America Latina, aveva già collaborato
con Fincantieri.
Lei
ha un contratto con loro?
No.
Li conosco, ho collaborato con loro come con altre società americane.
Che
cosa ci avrebbe guadagnato da questa storia?
La
mia società avrebbe avuto dei vantaggi nel campo dell’energia, delle
infrastrutture, in rapporto alle aziende private con cui collaboro. Con le
aziende pubbliche, come ho già detto, non ho contratti.
Con
quali aziende private?
Se
permette, le lascerei fuori.